Convenzioni internazionali contro la doppia imposizione: a cosa servono?

In questo report ti spiego a cosa servono e come nascono le convenzioni contro le doppie imposizioni. Sebbene possa essere considerata una conoscenza superflua, è bene sapere da dove nascono questi importanti strumenti nati contro il sopruso statale.

Le Convenzioni internazionali contro la doppia imposizione servono principalmente per proteggere il commercio internazionale grazie al quale gli Stati traggono enormi profitti. Tali convenzioni più praticamente servono a impedire che qualcuno possa essere tassato due volte, da due Stati diversi sullo stesso reddito o patrimonio. Tali convenzioni infatti stabiliscono dei criteri che permettono agli Stati di individuare con facilità quale di questi può avanzare diritti nei confronti del contribuente in questione.

Le convenzioni regolano infatti i rapporti tributari tra i soggetti che operano negli Stati firmatari della convenzione e che sono collegati quindi agli stessi. Questo strumento ha lo scopo di evitare che la tassazione di un determinato reddito si abbatta contemporaneamente sia nel paese in cui questo è stato prodotto sia nel paese di residenza del soggetto che lo ha prodotto.

Come tutte le convenzioni internazionali, anche quelle contro la doppia imposizione hanno valore superiore alla legge nazionale e prevalgono su questa, così che il giudice tributario sarà tenuto a disapplicare la normativa interna per applicare quanto previsto dalla convenzione.

Quindi prima di trasferirti in un paese assicurati che tale paese abbia firmato un gran numero di trattati contro le doppie imposizioni e che lo abbia firmato anche con l’Italia altrimenti potresti ritrovarti a pagare le tasse due volte sia sul reddito che sul patrimonio.

Ecco la lista di tutti i paesi che hanno firmato con l’Italia: http://www.finanze.gov.it/opencms/it/fiscalita-comunitaria-e-internazionale/convenzioni-e-accordi/convenzioni-per-evitare-le-doppie-imposizioni/

Queste convenzioni sono di una fondamentale importanza per noi cittadini, infatti l’ambiente del commercio internazionale è piuttosto selvaggio. Ci sono voluti molti sforzi per rendere il commercio internazionale un ambiente meno ostile e, nonostante ciò, è ancora complicato fare affari nel mondo.

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Nell’ambito delle relazioni internazionali gli Stati non hanno mai fatto gli interessi dei loro cittadini, questa dello Stato al servizio dei cittadini è un’idea moderna e per lo più sbagliata. Non corrisponde con la realtà delle relazioni internazionali. Nelle relazioni internazionali ci sono solo soggetti statali riconosciuti e tutelati, i cittadini sono mere pedine in mano degli Stati. E non sto esagerando, basta leggere la giurisprudenza in materia e le sentenze. E’ tutto pubblico.

C’è una discrasia enorme tra il diritto pubblico interno che negli ultimi 200 anni si è evoluto in senso favorevole ai cittadini e il diritto pubblico internazionale che è rimasto un diritto che tutela meramente gli Stati concedendo qualche dichiarazione di principio ai singoli esseri umani.

Gli Stati non sono tenuti a difendere i propri cittadini all’estero e spesso infatti non lo fanno. E allora perché sono nate tali convenzioni? Tali convenzioni sono nate per favorire il commercio. I soprusi e le richieste degli Stati erano effettivamente troppo onerose per i commercianti e coloro che si occupano di affari all’estero. Stavano distruggendo gli affari, ecco perché sono nate.

Ma come nasce una convenzione contro le doppie imposizioni?

Come nasce una convenzione contro la doppia imposizione? Tutto nasce da una decisione politico-diplomatica.

Infatti l’iniziativa viene presa dalle autorità diplomatiche di un paese che propone alle autorità dell’altro paese la presa in esame di una convenzione su questa materia. In genere tale decisione viene assunta in seguito alla pressione della comunità economica che fa affari con il paese in questione.

Infatti le autorità diplomatiche grazie agli uffici consolari sono in diretto contatto con i cittadini che vivono e fanno affari con l’altro paese.

Dopodichè si cominciano ad effettuare una serie di contatti tra le autorità dei due stati per valutare le opportunità politiche di un trattato del genere.

Effettuato questi studio di fattibilità politico-diplomatica si passa alla fase tecnico - giuridica. A questo punto entrano in gioco le Amministrazioni finanziarie dei due paesi in questione che si relazionano per valutare la fattibilità tecnica del trattato. I draft vengono scambiati tra le amministrazioni e si cerca un accordo, visto che entrambe le parti avranno delle preferenze specifiche.

I draft quindi vengono ricevuti e esaminati con l’ordinamento interno e comunitario, se non esistono incompatibilità vengono approvati e considerati come base per l’inizio del negoziato

A questo punto si riuniscono le due delegazioni per iniziare le vere trattative. Normalmente infatti uno dei draft viene assunto come base per le trattative. Per cui si parte da qui per modificare gli articoli e stendere il trattato finale che dovrà essere sottoposto al ministro dell’economia e alla ratifica del parlamento.

A differenza di una legge normale non è il voto in parlamento e la pubblicazione in gazzetta che perfeziona la norma e la rende valida. E’ necessario che l’altro Stato ratifichi la convenzione anch’esso. Se ciò avviene allora la Convenzione si considera in vigore.

Di conseguenza se uno Stato ratifica la Convenzione prima dell’altro occorre attendere l’approvazione da parte di questo ultimo per procedere con lo scambio di note. E questo per consentire che l’accordo entri in vigore.

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